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Della Maremma Toscana
 

L’oreopiteco: il simbolo del museo

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Oreopithecus bambolii

La specie fu descritta nel 1872 dal paleontologo francese Paul Gervais a partire da una mandibola proveniente dalla miniera di lignite di Montebamboli (Massa Marittima, GR).

Tuttavia si deve al paleontologo svizzero Johannes Hürzeler il grande impulso che dagli anni ’50 ebbero gli studi su questo primate. A partire dalla primavera del 1956 Hürzeler dedicò alcuni anni alla raccolta sul campo di nuovo materiale, seguendo personalmente i lavori di estrazione di lignite nella miniera di Baccinello. La sua intuitività e la sua tenacia furono premiate: nell’estate del 1958 la miniera stava per essere chiusa per insormontabili problemi economici. Il 2 Agosto Hürzeler aveva ormai le valigie pronte per rientrare a Basilea, ma la notte prima della partenza fu svegliato dal responsabile della miniera con la notizia che la volta di una galleria a 200 metri di profondità era crollata e affioravano alcune ossa. Quando Hürzeler si recò sul posto fu subito chiaro che le ossa esposte erano quelle di uno scheletro in connessione anatomica di Oreopiteco.

Questo primate aveva una serie di caratteristiche morfologiche tipiche delle scimmie antropomorfe attuali, tra le quali le proporzioni generali del corpo con un rapporto tra lunghezza degli arti anteriori e posteriori maggiore di quello degli scimpanzé attuali. Di recente la questione della locomozione di Oreopithecus è stata messa in discussione e i nuovi studi anatomici hanno messo in risalto la presenza di tratti legati a una locomozione bipede nella morfologia di varie parti dello scheletro: il bacino, il femore, il piede, la mano e l’orecchio interno. Queste nuove analisi morfologiche e funzionali e la sua interpretazione come bipede, seppur dotato di un’andatura ben diversa da quella umana, lo hanno riportato al centro del dibattito scientifico. Oggi sono molti i ricercatori convinti che forti similitudini con gli ominidi, unite a profonde differenze, si siano sviluppate come conseguenza all’evoluzione in ambiente insulare, facendo di Oreopithecus bambolii una specie chiave per la comprensione della bipedia umana.

I video sottostanti sono opera di Lucilla Salimei e fanno parte del più ampio documentario “Miniera” (2019). Realizzati nell’ambito del Bando “Laboratori Culturali” della Fondazione CRF, sono visionabili in museo a fianco delle esposizioni dedicate a questa peculiare scimmia antropomorfa.

   Importanza storica del ritrovamento

la scoperta dello scheletro di Oreopiteco di Baccinello

 l’importanza scientifica dell’Oreopiteco

l’ambiente in cui viveva l’Oreopiteco

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